giovedì 31 marzo 2016

Una bella recensione sulle "Fate del Travancore"

Qui il link
http://laserelegge.blogspot.it/2016/03/fate-del-travancore.html

Un'attenta lettura ha espresso diverse tematiche implicite nel mio libro.
Ne estraggo alcuni brani, a voi il resto della lettura sul blog di Serena:




Nicola Tenani ci racconta il Kerala attraverso tre donne, le cui storie non sono del tutto romanzate, come lui stesso afferma nell’introduzione al libro, ma frutto di una riflessione sulle vite vere di donne che ha avuto occasione di incontrare in quei mesi. Il libro si articola quindi in tre racconti: Subha e il topolinoIl varnam di Sajitha e Judy, la moglie ritrovata. Oltre alle protagoniste, onnipresente è lanatura, con la sua vegetazione rigogliosa e la varietà sorprendente di animali: banani, mandorli, tapioche, alberi del caucciù e palme, così come parrocchetti, manguste, cani e gatti randagi, gufi e serpenti. Ma la natura talvolta si fa notare anche con violenza, così come accade con la tempesta del primo racconto, che causa danni ingenti alla già povera abitazione di Subha, o con lo tsunami del 2004, di cui si colgono ancora i segni profondi in Judy, la moglie ritrovata. E così la tragedia si somma alla già difficile sussistenza di certe fasce di popolazione, rendendo sempre più precarie le loro vite e gettandole sempre di più nella disperazione, che purtroppo alcuni tentano di superare annegando tutto nel toddy (un distillato di latte di cocco). 

In mezzo a tanta desolazione, spicca però una grande umanità, fatta di solitudine, riservatezza e determinazione: 

«Non si dissero molto altro, entrambi anime solitarie in un luogo dove la solitudine non si colmava mai, sinonimo di stento e attesa, poche emozioni, cuori aridi per necessità, tenendo le proprie virtù ben celate nel profondo di sé»

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