martedì 20 settembre 2016

Ancora un estratto dal mio libro



Che piacere ascoltare anche via mail, vi invito ad usare ogni forma di comunicazione, che "Le fate del Travancore" abbiano intrigato, appassionato, commosso più lettori.
Il libro è sempre presente nelle librerie, sui supporti digitali sia nel formato cartaceo che ebook, potete pure richiedermi le copie (ne ho ancora qualcuna autografata e dedicata con piccoli mantra beneauguranti ...), oppure contattarmi alla mia mail (tenny2004@libero.it) per riceve ogni tipo di informazione, chiarimento anche tra le pagine lette, oppure critiche, le quali sono il giusto rapporto autore/lettore, sprone per scrivere ancora di più, ancora meglio.



Vi lascio così con un altro estratto, dal secondo racconto, la storia di una ragazzina, danzatrice di Mohiniyattam (danza classica tipicamente keralita) e del suo contest, la sua competizione in una città del Kerala non sua, tra vittorie e dubbi, spiritualità ed arte...
a voi... buona lettura, tutto ciò che precede e segue è integralmente nel libro!


 ...Dopo la frugale colazione fermarono, agitando velocemente le mani, un auto-rickshaw per dirigersi all’Auditorium: l’autista non capì subito la località, forse Manju sbagliava il nome non segnato, Kozhikode non è di certo piccola e l’autista non ne conosceva ogni luogo. Alla fine di lunghe spiegazioni e incomprensioni reciproche, aiutati dalle indicazioni del gestore dell’hotel, l’anziano autista capì la direzione e assieme alle tre donne svoltò direttamente sulla strada principale, già caotica ma non ingorgata nel traffico, e in venti minuti precisi arrivarono alla struttura che ospitava la competizione di danza. Manju notò lo strano accostamento sul cruscotto di due statuine insolitamente tra loro accostate, la Madonna sulla sinistra, Ganesha accanto, e chiese all’autista il motivo; l’uomo ridendo le rispose che mentre Ganesha rimuoveva gli ostacoli (e non solo come metafora del traffico), la Madonna benediceva chi trasportava e in quello strano ma non insolito sincretismo c’era tanto del sapore della sua Terra che le fu spontaneo sorridere e confermare la bontà di teoria, filosofia e intenti.
Pagando le rupie, lasciarono all’autista un piccolo rametto di gelsomino, inizialmente destinato ai capelli di Vilasini, che l’autista accettò sorridendo.
Dalla telefonata durante la guida, sicuramente ricevuta dalla moglie, capirono che si chiamava Vijay, era in viva voce per non perdere concentrazione alla guida e aveva qualche problema con il turno di guida e la moglie da accompagnare al più presto al mercato locale.
Così parve loro di capire nel battibecco tra l’uomo e la consorte che non accettava scuse e non considerava le esigenze lavorative del marito.
Clacson e grida di altoparlanti non aiutavano la nitidezza delle voci, Kozhikode era amabilmente vitale e caotica.

Nel retro dell’Auditorium succedeva già di tutto: bastava soffermarsi sulla soglia della struttura per capire la tensione palpabile: decine di ragazze di ogni età erano impegnate nel trucco, quelle già vestite e truccate ripetevano le proprie coreografie con la propria insegnante, se presente (non tutte potevano concedersi questo lusso). ...segue

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